MATTEO ATTRUIA
Con i testi di Nico Covre e Daniele Capra
opening il 06/10/2018
dal 08/10/2018 al 04/11/2018
A Flower for Piet e Sold Out nascono come due differenti progetti a partire dalla particolarità architettonica della galleria di essere costituita da due vani distinti, a ciascuno dei quali, per l’occasione, si avrà accesso separatamente, come se la galleria avesse subito uno sdoppiamento spaziale. Attruia ha così concepito due mostre distinte, ognuna con una propria logica concettuale ed allestitiva, trasformando l’occasione espositiva nell’opportunità di un’inedita e arguta doppia personale. In tale operazione si sommano così, in forma volutamente ambigua, l’aspetto dell’ambizione a esporre che ciascun artista naturalmente ha (e che l’autore in qualche modo denuncia in forma autoironica, essendone egli stesso vittima) e l’ineludibile necessità intellettuale di proporre un progetto espositivo che risulti essere incisivo e significativo. La condizione d’incertezza, la voglia di mostrarsi sebbene cum grano salis, sono ben esemplificate dall’immagine dell’artista che si fa ritrarre fuori della galleria – non cioè dentro dove solitamente le opere sono ospitate – in bilico espressivo e filosofico tra i due spazi, in preda allo spleen esistenziale, ma con la consapevolezza di una possibile soluzione a portata di mano.
EXHIBITION VIEWS
MATTEO ATTRUIA
Con i testi di Nico Covre e Daniele Capra
opening il 06/10/2018
dal 08/10/2018 al 04/11/2018
A Flower for Piet e Sold Out nascono come due differenti progetti a partire dalla particolarità architettonica della galleria di essere costituita da due vani distinti, a ciascuno dei quali, per l’occasione, si avrà accesso separatamente, come se la galleria avesse subito uno sdoppiamento spaziale. Attruia ha così concepito due mostre distinte, ognuna con una propria logica concettuale ed allestitiva, trasformando l’occasione espositiva nell’opportunità di un’inedita e arguta doppia personale. In tale operazione si sommano così, in forma volutamente ambigua, l’aspetto dell’ambizione a esporre che ciascun artista naturalmente ha (e che l’autore in qualche modo denuncia in forma autoironica, essendone egli stesso vittima) e l’ineludibile necessità intellettuale di proporre un progetto espositivo che risulti essere incisivo e significativo. La condizione d’incertezza, la voglia di mostrarsi sebbene cum grano salis, sono ben esemplificate dall’immagine dell’artista che si fa ritrarre fuori della galleria – non cioè dentro dove solitamente le opere sono ospitate – in bilico espressivo e filosofico tra i due spazi, in preda allo spleen esistenziale, ma con la consapevolezza di una possibile soluzione a portata di mano.
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